
Masterpiece sta per finire e di conseguenza volge al termine anche la rubrica di fantaeditoria più letta in Italia dai concorrenti scartati di Masterpiece. Perciò, con un po’ di nostalgia, vogliamo commemorare il primo (e ultimo?) talent sulla scrittura con le fantacopertine dei Capolavori Perduti di Masterpiece. Chi sarà il vincitore tra questi? Lo scoprirete domenica prossima.
Natalia Ginzburg e Cesare Pavese, che lavoravano per Einaudi, rifiutarono Se questo è un uomo. Fu poi Calvino a recensire positivamente un Primo Levi non ancora mainstream che nel frattempo aveva pubblicato con una piccola casa editrice. Lo stesso Calvino che poi bocciò Guido Morselli, il quale, respinto per tutta la vita, un giorno decise di spararsi un colpo in testa, morendo senza aver mai pubblicato un libro.
(Naturalmente Il comunista uscì per Adelphi, rigorosamente postumo. As usual).
Il commento di Moravia alla notizia del suicidio di Morselli fu questo: «Ha fatto malissimo. Visto che era ricco poteva fare come me, che a vent’anni feci pubblicare a mie spese Gli indifferenti».
Dico queste cose non solo per esordire con un incipit a effetto e per sottolineare come Moravia si confermi, anche a distanza di tempo, il solito stronzo, ma perché in questo passo che ho desunto dal blog di Masterpiece c’è un po’ tutto Masterpiece. Da una parte l’idea grillina che potrebbe filtrare nel cervello dei semplici (“tu pensa cos’era allora l’editoria, figuriamoci ad€$$o!11! #tuttakasta”, “ecco vedi? a me nn mi pubblicano perkè non sono nessuno! #p2”, perché questi sono i messaggi che mi sono arrivati), dall’altra la scappatoia, breve, borghese e invitante (mi raccomando, non quella di Morselli) dell’editoria a pagamento, dove qualsiasi wannabe può legalmente pubblicare i romanzi per le zie ed esiliarsi in un bacino di paccottiglia kitsch senza troppo infastidire la filiera ufficiale (ok, non sempre è così, ma a grandi linee sì).
Ecco, Masterpiece, il primo talent dedicato alla scrittura, primo in senso cronologico, si è inserito in modo prepotente in un certo tipo di dinamica, offrendo ad un esercito di strani individui l’opportunità di giocarsi l’ultima carta, quella televisiva. Un po’ come i Pacchi su Rai Uno, solo che sei su Rai Tre dopo Fazio.
Masterpiece ha rappresentato un punto di rottura. Per questo ho voluto rendergli omaggio sbattendomi insensatamente con Phototoshop. Voglio dire, da una parte sfruttare il piccolo schermo per un’operazione di marketing letterario (mi creo un “pubblico di lettori” attraverso la tv PRIMA di pubblicare massivamente un romanzo random che la spunta da un competizione stile X Factor) e dall’altra offrire l’opportunità di tentare la fortuna in tv per veder venire alla luce il proprio libro poteva rappresentare il cambiamento che molti lettori, appassionati e professionisti si aspettavano da anni. Ad esempio per ridare credibilità ai libri, incoraggiare i lettori e invertire la tendenza delle vendite offrendo un nuovo paradigma alla vanity press. Il più idoneo: quello televisivo. Credo che il pubblico abbia adeguatamente premiato l’iniziativa degli stessi produttori de La Squadra e di Un posto al sole.
Però, ecco, non vorrei che passasse il messaggio sbagliato: sono davvero molto grato a Masterpiece. Attenzione: non sto nemmeno dicendo che tutti quelli che vi hanno partecipato sono degli imbecilli (lo dico per cautelarmi dai flame, sappiamo tutti che tra gli scartati c’era sicuramente la nuova Youcenar o per lo meno il cugino di Paolo Giordano), oppure che queste persone avrebbero dovuto fare come Moravia – del resto se prima eri manager di un’azienda, il libro te lo potevi pubblicare autonomamente, senza pretendere di essere presi veramente sul serio – ma che il format televisivo di per sé, magari anche in buona fede, non poteva che attirare come il miele con le api molti dilettanti allo sbaraglio e intimorire quelli bravi.
Della serie: “se ho davvero del talento e ho un romanzo nel cassetto per il quale ho sacrificato tempo, lacrime e sangue, perché dovrei rinunciare al normale decorso editoriale privilegiando il canale televisivo, misurandomi con persone probabilemente ingenue e inquietanti che scrivono più di quello che leggono, cimentandomi in prove d’abilità senza senso? Che poi non sono fatto per queste cose… sono timido, pieno di tic, la competizione mi mette ansia e magari su schermo vengo fuori male. Dopotutto sono solo un impiegato comunale all’ufficio decessi”.

In realtà il risultato finale è stato simile a una divertente Corrida umana simil La7, peraltro molto istruttiva e illuminante, per una serie di ragioni che sarebbe molto noioso elencare. Come non avrebbe senso ribadire la sostanziale/imbarazzante/prevedibile mancanza di talento esibito dai concorrenti durante le prove (concepite da un troll), oppure segnalare la presenza di un solo vero scrittore tra i finalisti rimasti in gara – Stefano Trucco – che purtroppo è anche un serial killer.
E sarebbe allo stesso modo superfluo stilare un mega resoconto finale, perché ci sono già gli ottimi post, puntata per puntata, di Circolo Disagio su Dudemagazine, che per l’occasione sono stati gentilissimi (grazie Olga, grazie Edoardo!) nel darmi una mano con le fascette promozionali fake da abbinare ai fantalibri dei concorrenti. Le riconoscerete perché sono quelle più divertenti, infatti se avete seguito Masterpiece senza essere follower di Circolo Disagio su Twitter avete goduto solo a metà.

Perfetto, meglio chiuderla così, senza dilungarmi e rubarvi altro tempo come se fossi Quit the Doner. Perciò non mi rimane che attendere l’epilogo dell’allegra catabasi e il ritorno in tv di Massimo Coppola, mentre in Francia stanno preparando un altro reality letterario (aridaje… but don’t worry, ne parleremo anche qui su CAM, giusto per non farci mancare niente).
Per adesso ecco un ultimo recap della fortunata serie I Capolavori perduti di Masterpiece, la rubrica di fantaeditoria più letta dai concorrenti scartati di Masterpiece e dai loro parenti, prima che si possa dire la parola fine a questa storia con il fallimento della Bompiani. Un’occasione per guardarci alle spalle e per completare le copertine dei finalisti che ancora mancavano all’appello. Voilà.
(E mi raccomando, dati i commenti e i messaggi che ho ricevuto ci tengo a precisare che quelle copertine non esistono. Quei libri non esistono. E i personaggi famosi citati nei trafiletti promozionali non hanno in realtà espresso quelle opinioni a proposito dei romanzi in gara. Davvero, lo giuro su Dio).
Chi sarà il vincitore?
Ecco, uno di questi cinque romanzi sarà il vincitore di Masterpiece e verrà stampato dalla Bompiani con una tiratura anticrisi di 100.000 copie.

La solita precisazione: bio e abstract vengono dal sito ufficiale di Masterpiece (i trafiletti promozionali, beh, quelli no) nel quale potete leggere un sacco di roba e guardarvi tutte le puntate in streaming. Esatto, tutto come foste su Netflix solo che non è House of Cards. Detto questo mi va di aggiungere che, secondo me, alla fine vince Trucco, o meglio, tifo per lui, anche se alla fine potrà spuntarla Miss Simpatia facendo fuori l’afro slavo e Lorenzo Vargas, beniamino degli hater. Vedremo.
Stefano Trucco: Fight Night

IL ROMANZO
Alessandro ed Ettore sono due giovani pugili genovesi e questa è la storia delle loro vite fuori e dentro al ring. Due personaggi agli antipodi, due facce della stessa Italia al confronto, due drammi che li uniscono. Il combattimento tra i due diventerà qualcosa di più grande di un semplice incontro e Genova, città perennemente in crisi e alluvionata, farà da sfondo alla vicenda.
«Non so chi sia Palahniuk, per me Trucco è il Michele Misseri della letteratura italiana» Bruno Vespa
Nikola Savic: Vita migliore

IL ROMANZO
Vita migliore racconta in prima persona le vicende di un adolescente, Deki, alle prese con la vita e con l’amore. Un romanzo di formazione che ci porta alla scoperta di paesaggi, storie e personaggi tra la Belgrado degli anni ’80 e Venezia.
«Beh, Nicola Savino è un grande. Non sapevo avesse scritto anche un libro. Mi fa troppo ridere la sua imitazione di Galeazzi!» Benedetta Parodi
Raffaella Silvestri: Tutto è fermo là dove ho lasciato il cuore
Sì, ok. Il titolo nel frattempo è stato giustamente cambiato in La distanza da Helsinki, giusto per renderlo ancora più interessante. Sfortunatamente io ci avevo già fatto la copertina, con il titolo in cui compariva nelle prime puntate, così fa più indie.

IL ROMANZO
Viola e Kimi hanno quindici anni. Si incontrano a Londra per una vacanza studio: lei viene dall’Italia, lui dalla Finlandia, lei ha perso la madre ma non vuole che questo dolore le condizioni la vita, lui soffre di una strana forma di autismo e si rifugia nella musica. Le loro storie si intrecceranno per poi allontanarsi, fino a che a trent’anni entrambi ricevono un invito che li porterà a riconsiderare le loro vite.
«In questo romanzo c’è proprio tutto: amore, desiderio, amicizia, aerei presi di corsa su tacchi a spillo, la metropoli Londinese col suo ritmo frenetico e i paesaggi riflessivi e più radical chic della Finlandia. Come sfogliare Vogue senza figure. Il Chick Lit definitivo» Sophie Kinsella
Stefano Bussa: La settima coorte

Si definisce eclettico, perfezionista e misantropo. Lavora come responsabile di un Day Hospital di oncologia e considera il confronto con la malattia l’esperienza che più ha segnato la sua vita. Sposato da ventisei anni, vive con la moglie (francese) e i figli a Roma. Romain Gary e John Steinbeck tra i suoi scrittori preferiti. Secondo lui per scrivere bisogna avere qualcosa da dire e poi domandarsi se si è scrittori o no, e non il contrario. La sua paura più grande? Non riuscire a tenere tutto in ordine.
IL ROMANZO
Antonio, il protagonista, ha una bella famiglia e un lavoro che gli piace, ma a cinquant’anni sente arrivare la classica crisi di mezz’età. E con la crisi tante domande alle quali non riesce a dare risposte. A pochi giorni dal Natale gli viene regalato classicamente un panettone che, in un momento di generosità, lascia a un extracomunitario. Un gesto ordinario che gli stravolge la vita: la scatola del panettone nascondeva in realtà una bomba e la tranquilla vita di Antonio non tornerà più come prima…
«Renzi vuole mangiare il panettone anche il prossimo anno. Regaliamogli il romanzo di Bussa: una bomba» Simone Sarasso
Lorenzo Vargas: Pierre non esiste

IL ROMANZO
A metà strada tra il viaggio interiore e il fantasy, il romanzo racconta la vita ordinaria di Pierre, il protagonista, che cerca di fuggire a una società controllata dalla polizia. Sogno e realtà si mescolano nella narrazione, come le vite di Pierre e Rho, la sua allucinazione.
«Leggere Pierre non esiste è come declamare Beckett a una convention di culturisti: una supponente e folkloristica cazzata. Tuttavia il romanzo di Lorenzo Vargas Lloser&Poser è un Oscuro Scrutare dickiano, per gente very dick, nel cuore di una folgorante rivelazione ucronica, dove Neil Gaiman de noantri intarsia metafore cetacee e schifa la letteratura russa. Ottimo per gli orfani di Harry Potter, del Wikiquote di DFW e dello strategismo sentimentale di Alfonso Luigi Marra. Imperdibile» Massimiliano Parente
Gli altri finalisti
Che in un modo o nell’altro hanno passato le prima fase ad eliminazione o che sono stati ripescati dai giudici o dai parenti da casa e che in un modo o nell’altro sono stati mandati, in un secondo momento, a casa.
Lilith Di Rosa: Russian Roulette

IL ROMANZO
Il protagonista, che racconta la sua storia in prima persona, lascia Roma per Amsterdam. Un viaggio fisico e simbolico al tempo stesso, una lenta, lunga e inesorabile discesa verso la follia, tra droga, lavori precari e relazioni consumate in una notte.
«Crescere. Brucia. E fa male. Ma poi arriva lei. E l’amore. Sempre. Lilith conosce il nome dell’uomo che si ritrova davanti allo specchio alla soglia dei trent’anni. Prova a chiamarlo, ma lui non risponde. È per questo che l’ho assunto come ghost writer.» Fabio Volo
Jelena Kuznekova: Come un dejà vu

È una ragazza sportiva, ama il cinema e la letteratura, tra i suoi autori preferiti George Orwell e il kirghiso Chinghiz Aitmatov. Il compito dello scrittore? Far vedere quelle piccole cose che gli altri non vedono.
IL ROMANZO
Erika ha trent’anni, una laurea in economia ma lavora in un call center. Imprigionata in un matrimonio con un uomo che non ama, non riesce a lasciarlo. Quando viene licenziata, prova a rifarsi una vita. Nel frattempo comincia a sognare, e i suoi sogni si fanno così veri che non è facile distinguerli dalla realtà…
«Credo di poter affermare con certezza che la protagonista di questo romanzo sia una piccola Giovanna D’Arco contemporanea, mi sveglio e faccio del mio meglio ogni giorno per tutte le Erika che ci sono là fuori» Marianna Madia
Agnese Peretto: Quando si addormentano le aquile

IL ROMANZO
Alessio, il protagonista, è un ragazzo che vive negli anni ’60 ed ha una vita apparentemente normale. Il romanzo racconta la storia dell’accettazione della sua sessualità, passando per un evento simbolo di quegli anni: lo storico concerto di Woodstock, perché in un’epoca di rivoluzione sessuale, non tutti sono disposti al cambiamento come sembra.
«La penna della Catechista Punk insegna che non bisogna per forza cedere agli eccessi della trasgressione per fare gli intellettuali alternativi. Da quando ho letto questo romanzo lo porto sempre nella mia borsa di cuoio accanto al messalino e al libretto rosso.» Fabio Fazio
Federica Lauto: Surus

Si definisce testarda, impaziente, veloce e non ama perdere tempo. Per lei la vita è un ponte tra due estremi, la responsabilità e la libertà; studia canto, suona il violoncello e nel frattempo cerca di essere più leggera.
IL ROMANZO
La storia è narrata da un punto di vista particolare, quello di Surus, l’elefante di Annibale. Reale e fantastico si mescolano nel “paradiso” degli elefanti, dove Surus racconta con il sapore esotico da mille e una notte storie di avventura, uomini ed elefanti.
«Una splendida avventura, al contempo epica e fiabesca. Salomone è un elefante che dal re del Portogallo di reca in dono a Vienna, attraversando…»
«Mi scusi professore… quello è Saramago, Il viaggio dell’elefante»
«Senta figliuolo, sarò anche un vecchio intellettuale con l’Alzhaimer ma almeno non ho l’Alzhaimer… Oddio dove sono? Arrivano i fascisti?» Corrado Augias
Maria Isabella Piana: I ragazzi della piazza

L’educazione sentimentale di chi ha vissuto a cavallo tra i favolosi anni ’60 e i turbolenti anni ’70. Un romanzo che racconta il delicato passaggio dall’adolescenza alla maturità.
«Maria Isabella Piana racconta con delicatezza e serietà un periodo cruciale del nostro Paese attraverso gli occhi innocenti e meravigliati di noi vecchi adolescenti. Un’Educazione Sentimentale irrinunciabile, dove Flaubert respira aria di limoni e profumo di arancini siciliani, dove si sviluppa un’affettuosa epopea, tra mille ricordi e nostalgie, in una terra aspra, antica e forse non del tutto perduta. Ottima lettura per giurati Strega, cattocomunisti e Walter Veltroni» Fulvio Abbate
Lorenzo Raffaini: Amo troppo la vita per riuscire a viverla

IL ROMANZO
Di matrice autobiografica, il romanzo racconta la storia di un ragazzo – figlio di genitori separati – che senza nemmeno accorgersene finisce per perdersi nella droga. La narrazione ripercorre dolorosamente una vita fatta di furti, botte e carcere. E sarà proprio dietro le sbarre che il protagonista riuscirà a riflettere su quello che gli è successo, e cominciare a vivere davvero.
«Il ragazzo dello zoo di Brescia ha scritto il suo drammatico Trainspotting dal tragico epilogo: dalla pera alla ditta metalmeccanica e la tessera della Lega» Mario Desiati
Adelmo Monachese: Cronache di Zemanlandia II

«Una favola sul nostromo più pazzo, stronzo, visionario del nostro calcio. L’entusiasmo sgangherato della piazza, l’epopea di una squadra di disgraziati, le partite malinconiche nei campi di periferia. Il carisma del genio senza vittorie e dagli spigoli mai smussati dal fumo delle sue sigarette s’intrecciano con le vicende rionali di un meridione caciarone e con le utopie di una tifoseria romantica, quindi fuori di senno. Un romanzo su Zeman ma senza Zeman, come un Godot contemporaneo qualsiasi. Che proprio come Zeman non vince mai. Al contrario della Juve» Giampiero Mughini
Sì, lo so, ok. Qui non ci sono TUTTE le fantacopertine di TUTTI i concorrenti di Masterpiece. Però se cliccate sopra i seguenti link potrete aprire ogni singolo post dove ho riportato 5 fanta romanzi di 5 diversi concorrenti. Non vi lamentate.
I Capolavori Perduti di Masterpiece: Prima puntata
I Capolavori Perduti di Masterpiece: Seconda puntata
I Capolavori Perduti di Masterpiece: Terza puntata
I Capolavori Perduti di Masterpiece: Quarta puntata
I Capolavori Perduti di Masterpiece: Quinta puntata
I Capolavori Perduti di Masterpiece: Sesta puntata
(e poi sono seguite le elimatorie finali con i singoli vincitori delle puntate, i ripescati e i cocchi dei giudici…)
A tutti i concorrenti a cui non ho fatto la fantacopertina: ok, si trattava di un giochetto del cavolo, davvero, non scrivetemi, non prendetevela con me, non ne vale la pena. Keep calm and sticazzi: sono sicuro che avrete comunque una carriera ricca di emozioni. In bocca al lupo.

NOTA BENE
Gli abstract dei romanzi e le note biografiche sono state copia-incollate dal sito ufficiale di Masterpiece.
I virgolettati illustri sono ovviamente di fantasia.
Gli abbinamenti editoriali – romanzi e casa editrice – sono quasi del tutto casuali.
Il progetto grafico delle copertine è stato ideato dal sottoscritto. Invece gli autori delle illustrazioni li trovate qui sotto.
CREDITS IMMAGINI:
Vita migliore, illustrazione di Kristian Hammerstad / Tutto è fermo là dove ho lasciato il cuore immagine di Oleg Oprisco / Fight Night illustrazione di Karston Smith / Quando si addormentano le aquile, immagine di Kyle Thompson / Russian Roulette, illustrazione via / Come un dejà vu, immagine di Samuel Bradley / Amo troppo la mia vita… illustrazione di Kevin McCauley / La settima coorte: illustrazione di Thomas Danthony / Pierre non esiste, rielaborazione grafica di questa foto di Marcus Møller Bitsch / Cronache di Zemanlandia II, copertina del sottoscritto (rielaborazione da un’immagine di Giuseppe Bellini/Getty Images) / Surus, immagine di Andrew Zuckerman